News/Triveneto in bici
News/Triveneto in bici
Consigli per le vacanze
Qualche consiglio ciclistico, brevi itinerari ciclistici nel nord-est alla ricerca di strade divertenti, salite piacevoli e paesaggi notevoli.
Quattro giorni e tre notti tra bassa friulana, Carnia, Dolomiti, Comelico, Val Pusteria, Ampezzo e Bellunese.
1 tappa: Sacile-San Daniele del Friuli, km 77
Prendiamo il treno da Venezia fino a Sacile. La linea Venezia-Udine è ben servita dal punto di vista del servizio treno più bici e non c’è quindi alcun problema per spostarsi con il proprio cavallo d’acciaio al proprio fianco (ad esempio, da Venezia S. Lucia sono attualmente adibiti i seguenti treni: 7.04/7.18/8.18/9.04/10.04/12.04/12.18/13.49/14.04/14.18/15.04/15.18/16.04/17.04/18.04).
In poco più di un’ora si arriva nella bella cittadina della bassa friulana e quindi si punta decisamente verso Polcenigo e la pedemontana, mettendo nel mirino il profilo aguzzo del Piancavallo. Sarà il nostro faro, dovendo pedalarci al proprio fianco per i prossimi chilometri. Questo comporterà ovviamente qualche strappetto, qualche dosso, qualche salitina, ma niente di terribile per un ciclista con un minimo di preparazione. A Polcenigo, circa 10 chilometri dalla partenza, è d’obbligo una sosta presso il Gorgazzo, con le sue sorgenti sotterranee, chiamate “el buso”, un’oasi naturalistica dove il verde smeraldo dell’acqua sgorgante dalla polla imprime le nostre retine di un colore quasi chimico, che non pensiamo neppure possa esistere in natura.
Quindi si continua lasciando alla nostra sinistra la mole del Piancavallo su e giù per la pedemontana, con paesini cari a noi veneziani con origini friulane, Budoia, Dardago, Aviano, Giais.. Nei pressi di Montereale Valcellina – per la precisione nella frazione di Grizzo – ci imbattiamo nell’ennesima osteria che offre menù a 10 euro (in questo caso si tratta della Trattoria “Ai parenti di Gambacorta”) e ne approfittiamo per un pieno di carboidrati. Quindi una visita alla capitale italiana dei coltelli, Maniago, poi si passa per Colle e la bella locanda trattoria “Grappolo d’Oro”, dove si consiglia di passare una notte con cena annessa, quindi Sequals, patria di Primo Carnera e l’arrivo a San Daniele del Friuli, il regno del prosciutto.
Ottima sistemazione presso l’Agriturismo Cascina Pittiani del lago, con il signor Giacomo a introdurci nella sua bella abitazione, con tanto di rilassante piscina affacciata su una affascinante chiostra di montagne. E la sera, nel prato davanti all’agriturismo, abbiamo potuto apprezzare la visita di un cervo, per niente impaurito.
1 tappa: Sacile – San Daniele del Friuli: 77 chilometri. Percorso leggermente ondulato, assai piacevole e rilassante per gli occhi e per la mente. Pure per le gambe. Assai consigliato.
2 tappa: San Daniele del Friuli-Padola, km 105
Ci si inoltra lungo un percorso per niente trafficato, di stradine secondarie, lungo la sinistra orografica del Tagliamento. È la strada di Bottecchia, il grande campione degli anni venti che qui si allenava e dove è stato trovato agonizzante (a Peonis).
Si supera il Parco del Cornino, poi il lago di Cavazzo in un tragitto che si stenta a credere possa esistere in Italia: zero traffico, paesini incantati, qualche strappetto, qualche centrale elettrica. Poi nei pressi di Tolmezzo si passa sulla statale, decisamente più trafficata, in direzione Villa Santina e Ovaro, nota al grande pubblico di appassionati perché da qui comincia il terribile Zoncolan. Lasciamo stare il can che dorme e si prosegue per Comeglians e poi comincia la risalita verso Forni Avoltri e la Cima Sappada, non difficile ma neppure da trascurare. A Forni Avoltri pranziamo al Ristorante Scarpone e poi cominciano i 7 chilometri più impegnativi, con uno strappetto anche al 15%. Comunque, stringendo i denti, non è assolutamente impossibile.
Discesa, poi il Monte Peralba e la sorgente del Piave, Sappada e le sue varie borgate, la sua lingua, i suoi usi e costumi assai particolari, le maschere, una cultura da conoscere e apprezzare. Poi la discesa verso il Cadore e Santo Stefano, da dove poi risaliamo verso il Comelico e l’omonimo Passo di Monte Croce. Quindi ecco Candide, cittadina appesa sulla roccia dove assistiamo a un funerale partecipatissimo, e quindi Padola, dove decidiamo si sostare per la notte. Alloggiamo presso l’Hotel Sport, senza infamia e senza lode. Il paese comunque è circondato da vette spettacolari.
2 tappa: San Daniele del Friuli-Padola: 105 chilometri. Percorso leggermente ondulato nella prima parte, quindi in salita verso Cima Sappada e poi, dopo la discesa verso S. Stefano di Cadore, nuovamente in salita verso Padola.
3 tappa: Padola-Belluno, km 140
La mattina presto affrontare i 10 km mancanti di salita verso il Monte Croce Comelico è un piacere, nel bosco la salita è graduale e pedalabile. Piacevole e fresco. Quindi altrettanto bella la discesa verso San Candido-Innichen, quindi per l’ennesima volta ci immettiamo nella notevole pista ciclabile della Val Pusteria, in direzione Dobbiaco, passando anche le sorgenti della Drava e superando quindi il valico displuviale che convoglia le acque da una parte verso l’Adriatico (il fiume Rienza) e dall’altra verso il mar Nero (Drava che confluisce nel Danubio).
A Dobbiaco ci immettiamo, sulla strada asfaltata e non su ciclabile, un po’ troppo sterrata per i nostri gusti, lungo il Passo di Cimabanche che porta verso la conca ampezzana.
Si pedala con estrema facilità nonostante la salita, relativamente poco percettibile, e facciamo in tempo a osservare la mole delle Tre Cime di Lavaredo, in Val di Landro. Scollinati, precipitiamo verso Fiames e poi Cortina. In giugno è vivibile e le montagne che la incorniciano sembrano ancora più belle. Quindi altra discesa piacevole verso Tai di Cadore e la sua pista ciclabile. Data l’ora (di pranzo) e il poco traffico, ci godiamo una bella pedalata ancora su statale e non su ciclabile, che in altre stagioni e in altre ore è però consigliata perché ormai quasi del tutto separata dalla strada e in mezzo al bosco. A noi, ce la conosciamo bene, oggi è andato di fare una piccola trasgressione e di aumentare un po’ la velocità media… A Tai è assolutamente indispensabile percorrere la Cavallera, 50 metri prima dell’inizio dell’altissimo viadotto che sembra una vera e propria autostrada e ci si immette nella vecchia strada, quella che fino a qualche anno fa noi veneziani percorrevamo per recarci in Cadore. Bellissima fino a qualche chilometro prima di Lavarone, senza traffico e assai piacevole. Quindi, ahimè, eccoci sulla nuova strada, trafficata fino al bivio verso Belluno, dove puntiamo decisamente per la sosta di giornata. Si dorme in un particolarissimo B&B, Villa Buzzati, nientepopodimenoche la casa familiare del grande Dino, gestita dalla nipote Valentina.
È un complesso cinquecentesco composto da case, casali, stalle, una chiesetta e un’atmosfera suggestiva, amplificata dall’ampio albero protettivo e dal giardino curatissimo. Val assolutamente la pena fermarsi qui, nelle stanze ben preparate dove si può trovare qualche libro del grande autore. Può essere l’occasione per rileggere Bàrnabo delle montagne il Deserto dei tartari nel luogo che ha ispirato e suggerito l’autore. Capita rare volte nella vita. (Villa Buzzati, Valentina Morassutti, www.villabuzzati.com, cell. 333.6486024)
3 tappa: Padola-Belluno, km 140. Percorso con due passi, non durissimi ma comunque attorno ai 1600 metri di altitudine. Quindi, Da Cortina, bella discesa fino a Belluno, su strada, ahimé, con traffico abbastanza intenso negli ultimi venti chilometri.
4 tappa: Belluno-Venezia, km 125
Da Belluno ci dirigiamo verso le Prealpi bellunesi e Trichiana, per poi salire lungo le erte del Passo di San Boldo, di circa 10 km ma non troppo duro, passando per la frazione di S. Antonio Tortal.
Salita non durissima ma affascinante, per poi godere della discesa incredibile su strada del 1917-18 costruita in 100 giorni dal genio zappatori austriaco, con cinque tornanti scavati nella roccia viva. Quindi, da Tovena, a fine discesa, si gira a destra verso Cison di Valmarino e Follina, dove si visita la splendida abbazia, antico monastero cistercense del XII secolo, arrampicata su più quote e con i chiostri affascinanti.
Quindi penetriamo nella zona del Soligo, attraverso Pieve, terra del grande poeta Zanzotto, Solighetto (passando per la famosa Locanda da Lino), l’attraversamento del Piave a Ponte della Priula e poi il passaggio per il Monello, ai suoi piedi, da Nervesa della Battaglia fino a Montebelluna attraverso un bellissimo percorso ciclabile lungo una canale d’irrigazione. Quindi da Montebelluna, attraverso Istrana e lungo i percorsi di allenamento settimanale di noi ciclisti veneziani, eccoci all’arrivo a casa, dopo 447 chilometri e tante nuove esperienze.
4 tappa: Belluno-Venezia, km 125. Passo di San Boldo, più facile dal versante affrontato rispetto a quello da Tovena, poi un bel su e giù tra Soligo e Montello. Percorso panoramico e facile, soprattutto dal Passo di San Boldo in poi.
venerdì 24 giugno 2011