Olanda classica con famiglia / 2000
Olanda classica con famiglia / 2000
In bici a zonzo per l’Olanda
Il concetto di pista ciclabile è assolutamente riduttivo se applicato alla realtà olandese: qui in Italia noi esultiamo quando troviamo delle sezioni di carreggiata stradale tracciate con strisce e riservate esclusivamente alle due ruote. Si pedala a fianco delle automobili in un ideale corridoio senza barriere di protezione ma che pur costituisce un’oasi di tranquillità nel caotico e pericoloso traffico di ogni giorno. È questo il massimo che ci aspettiamo e non ci rendiamo conto che la realtà può essere anche migliore… In Olanda infatti le piste ciclabili sono delle vere e proprie “strade ciclabili” interamente interdette al traffico automobilistico o, in alcuni casi, con una frequenza di passaggio di automezzi assolutamente ridicola.
In effetti questo nostra vacanza in bicicletta nei Paesi Bassi più che un viaggio è stata un’iniziazione: volevamo mostrare al nostro piccolo Fausto, di 5 anni e già abituato a seguirci nelle nostre vacanze su due ruote, cosa vuol dire pedalare nel paradiso della pedivella, dove si respira a pieni polmoni la libertà di muoversi in bici, potendo cioè permettersi anche di zigzagare spensierati senza il timore di essere oggetto di volgari rimproveri o di adirati colpi di clacson.
Io e Tiziana avevamo già saggiato 15 anni fa l’asfalto olandese e quella vacanza ci aveva lasciato in bocca un gusto di piacere e di libertà, di relax e di spensieratezza che volevamo in qualche modo condividere anche con chi da cinque anni è abituato a spartire tutto con noi, per l’appunto anche la passione per i viaggi in movimento. Ma l’Olanda è diversa, ci siamo detti, anche dalla Donauradweg (pista ciclabile del Danubio) o dalla Romantik Strasse tedesca che avevamo affrontato con Fausto quando aveva rispettivamente un anno e mezzo e quattro anni e mezzo. E l’Olanda è stata, in effetti, una vacanza diversa.
Siamo partiti a fine luglio con la macchina da Venezia: abbiamo caricato nel bagagliaio della nostra Palio le due biciclette, opportunamente smontate di ambo le ruote, i nostri bagagli, le sacche da bici e l’indispensabile seggiolino monoscocca anatomico che per i prossimi giorni avrebbe portato il nostro più prezioso carico. E siamo partiti verso la Francia e il Belgio, con Tiziana alla guida perché io, da veneziano verace, non sono in possesso della patente e in effetti questa mia annosa passione per la bicicletta si è sviluppata in chiave (forse ingenuamente) anti-smog e poi ha assunto un significato di indipendenza e di libertà, probabilmente la stessa sensazione che prova un ragazzino sedicenne di una qualsiasi città del mondo quando pilota il suo primo “cinquantino”. La bicicletta per me ha avuto questa funzione e questo è già un bel paradosso perché Venezia è certamente l’unica città senza traffico automobilistico e di conseguenza con minor inquinamento da scarichi di motori, ma nello stesso tempo è anche l’unica città al mondo dove non si può circolare in bicicletta e se un vigile ti pizzicava, quando si era bambini, a pedalare nei campi con una bicicletta di poco più grande di un triciclo, erano dolori …e multe. Per questo è un po’ paradossale parlare di un ciclista veneziano, ma tant’è…
Giunti oltralpe, dopo un paio di giorni di piacevolissimo avvicinamento, siamo arrivati a Bruges, e da lì, dopo una visita di due giorni alla splendida cittadina fiamminga, siamo finalmente partiti con i nostri mezzi d’acciaio alla volta dell’Olanda. Devo dire che Fausto ormai era spazientito da questi giorni di trasferimento automobilistico e reclamava a gran voce il giro in bici. Musica per le nostre orecchie, sempre attenti come siamo a non forzare troppo la mano e con il timore di plagiare, anche se trasmettere e condividere le proprie passioni, pur con intelligenza e con la dovuta cautela, credo sia un dovere e un piacere dei genitori.
Si parte.
1a tappa Bruges – Vrouenpolder = km. 67
venerdì 4 agosto 2000
Lasciamo la città e ci dirigiamo verso la vicina Olanda lungo uno splendido canale che costeggeremo per 15 chilometri. Il cielo è grigio, minaccia pioggia, anzi per un po’ qualche schizzo traccia i suoi segni concentrici sull’acqua del canale ma guardiamo fiduciosi al futuro. Bisogna sempre essere positivi quando si pedala. Veniamo bloccati da un gregge di pecore che pigramente occupa tutta la sede stradale della pista ciclabile e poi… ci troviamo in Olanda senza rendercene conto, senza percepire il passaggio, senza alcuna frontiera o altro segnale. La nostra meta è la Zelanda, regione sud occidentale, caratterizzata da grandi isole e da imponenti dighe. Attraverso una riposante stradina in mezzo ai campi e ad una pista ciclabile che fiancheggia una strada statale (mai comunque a contatto!) arriviamo a Breskens, cittadina dove ci si imbarca su di un traghetto (dove le biciclette sono in numero pari alle autovetture) che attraversa l’ampio estuario del fiume Schelda e ci porta in Zelanda. Siamo in bici da quattro ore e già abbiamo visto in sequenza tutti gli elementi dell’iconografia classica olandese: ponti girevoli, isole, traghetti, navi, distese di fiori, mulini. Mancano solo le olandesine con trecce bionde e zoccoli…
Una volta sbarcati seguiamo le indicazioni per le bici, frecce in campo bianco con scritta a rilievo di colore rosso, e seguiamo l’ennesimo canale. Il tempo migliora, Fausto è felice e noi con lui. Ora si tratta di decidere dove fermarci a dormire, perché raramente prenotiamo e il più delle volte lasciamo che ci guidi l’istinto e soprattutto la forza: ci si ferma quando si è stanchi, possibilmente in una bella cittadina. La bella cittadina l’abbiamo trovata, si chiama Veere, è un po’ malinconica con tanto di lungomare e faro, ma è anche clamorosamente troppo turistica e, nostro malgrado, dobbiamo proseguire per altri 12 o 15 chilometri al prossimo centro abitato.
Sarà in assoluto l’unico giorno in cui avremo difficoltà a trovare una stanza, che comunque troveremo, linda ed ospitale, in un paesino sul mare, presso una casa con giardino e una marea di fiori colorati e profumati. Siamo in Olanda!
Abbiamo fatto 67 chilometri e considerando che è il primo giorno, che io sono abbastanza allenato ma che Tiziana era dall’agosto precedente che non toccava la bici, che io mi porto un Fausto da 23 chili ma che i bagagli di tutti e tre non pesano certo di meno e si trovano sul portapacchi di Tiziana, insomma considerando tutto questo abbiamo percorso un tragitto lungo, forse anche un po’ troppo per il primo approccio.
2a tappa Vrouenpolder – Ouddorp = km. 44
sabato 5 agosto
Il tempo è buono, c’è il sole che ci riscalda e dopo pochi chilometri effettuiamo una spettacolare attraversata di una diga lunga otto chilometri, a paratie mobili, chiamata Delta Expo, che attraversa, pur poggiandosi su alcune isolette, un altro imponente braccio dell’estuario dello Schelda. Per qualche chilometro siamo circondati dal mare con gabbiani a farci compagnia e barche a vela sotto di noi. La pista è molto ampia, quanto una strada provinciale da noi in Italia. Il manto eccellente. Oggi si sente, anche a queste latitudini, l’estate e decidiamo di avventurarci tra le dune, parcheggiare la bicicletta e goderci il Mare del Nord. Dalla sacca escono magicamente i costumi (anni di esperienza servono a qualcosa) e tutti in acqua a rilassarci. La scarsissima frequenza di bagnanti è ben presto spiegata: a distanza di due-trecento metri una dall’altra galleggiano pigramente delle enormi e spettacolari meduse azzurrognole, dal diametro di 50-60 centimetri che effettivamente inducono a bagni oculati e molto attenti. Ci rilassiamo per un paio d’ore, che corrispondono a quelle di pranzo, e verso le tre ci rimettiamo in marcia, anche perché il cielo comincia a oscurarsi e minaccia pioggia. Altra diga e poi decidiamo di fermarci abbastanza presto, per avere il tempo di cercare una stanza, data l’esperienza del giorno precedente. L’ufficio del Turismo (VVV) di Ouddorp ci trova una stanza in un piccolo albergo. Anche per quest’oggi abbiamo un tetto sopra la testa.
Il morale è buono, oggi abbiamo vissuto un vero giorno di piena estate e la tappa è stata breve.
3a tappa Ouddorp – Leiden = km. 85
domenica 6 agosto
Il tempo è buono comunque, a dispetto del fatto di essere in pieno agosto, siamo abbigliati abbastanza attentamente, soprattutto Fausto che se ne sta sempre fermo. Questa sua posizione, che molti possono pensare troppo opprimente nella sua staticità, è ottima e lui non ha mai dato segni di insofferenza, anzi. Ovviamente quando troviamo lungo la strada qualche giostra, dei dondoli o delle altalene, cerchiamo di fermarci per farlo divertire e anche sfogare, ma possiamo stare anche tre ore ininterrottamente in sella e lui è tranquillo.
Oggi tappa lunga: si punta decisamente verso Nord, sempre lungo il mare, con attraversamento di zone con notevoli insediamenti portuali e industriali ma nonostante tutto la strada è stata piacevole e divertente e per un lungo tratto abbiamo costeggiato chilometri di serre. E sì che abbiamo attraversato il porto di Rotterdam, la città di Delft e poi, per un clamoroso abbaglio, anche il centro dell’Aja. Ebbene sì, anche noi qualche volta si sbaglia ed abbiamo allungato di una ventina di chilometri il nostro percorso che prevedeva l’arrivo a Leida. Durante il magnifico procedere lungo un canale impavesato che ospitava una regata domenicale ci siamo distratti e ci siamo persi. Per di più Fausto si è addormentato sul suo seggiolino e siamo stati costretti ad una sosta fuori programma. Così siamo pervenuti a Leida verso le 19.00 dopo 84 chilometri e trovare una stanza d’albergo non è stato per niente facile. Ma vuoi mettere dopo, una volta trovata, la soddisfazione e il senso di liberazione…
Magnifica serata in un locale intitolato ad Albert Heinstein, che ha trascorso qualche anno in quella cittadina universitaria.
4a tappa Leiden – Vollendam = km. 68
lunedì 7 agosto
La scelta di procedere da Sud verso Nord era dipesa dal ricordo del viaggio di quindici anni prima in cui il vento, vero unico nemico del ciclista in Olanda, pareva spirasse abbastanza costantemente da Sud-Ovest a Nord-Est. Evidentemente allora ero più giovane perché adesso mi sembra spesso di trovare vento contrario e di fare molta fatica. La vecchiaia come ci riduce! Una piacevole strada ciclabile ci porta prima ad Harlem e poi ad Amsterdam. È incredibile il numero di biciclette che girano per la capitale olandese, a volte è quasi imbarazzante e pericoloso. Ho avuto un flash back di 13 anni fa, quando ci siamo trovati immersi nel tumultuoso traffico ciclistico di Shanghai. Comunque oggi, previdentemente, avevamo prenotato presso un bed&brekfast di fiducia, consigliato da amici, a 20 chilometri da Amsterdam con l’intenzione di fermarci 3 notti e visitare la città con i mezzi pubblici. È infatti vivamente sconsigliato di lasciare ad Amsterdam la propri bici incustodita anche per pochi minuti. Attraversata la città e imbarcatisi su un piccolo traghetto che porta in direzione Nord, seguiamo una deliziosa pista ciclabile lungo un fiume con moltissime house-boat dove, con nostra grande invidia, si vedevano persone sorseggiare invitanti drink immersi in interessanti letture. Arriviamo a Vollendam, cittadina lungo il mare e costruita su polder sottratti al mare stesso. Ospitalità ottima, siamo in un bed&brekfast che è anche una gelateria, con decine di giochi per bambini e molti animali. Per Fausto è il paradiso: se lo merita.
5a tappa Vollendam - Loesdrecht = km. 65
giovedì 10 agosto
Dopo due giorni di riposo, dedicati ad una pur frettolosa visita di Amsterdam (quando si va in bicicletta ti viene quasi naturale cercare le piccole cittadine piuttosto che le capitali) torniamo verso Sud, in direzione Amsterdam, percorrendo una magnifica stradina lungo lo Zuidersee, posta sopra un’argine, quindi esposta al vento. E di vento ce n’è parecchio, purtroppo accompagnato da una pioggia fastidiosa che per la prima volta fa la sua seria apparizione in questo viaggio. Pedalare in questa condizioni è sempre sconsigliabile poiché ci si bagna come pulcini, a dispetto di qualsiasi abbigliamento tecnico, ma soprattutto rischiano molto anche i bagagli. E se si inzuppano i ricambi è la fine. Troviamo qualche riparo di fortuna poi, alla prima “schiarita”, continuiamo sperando in meglio. In effetti, nonostante il cielo non prometta assolutamente niente di buono, riusciamo ad evitare il peggio: riusciamo anche ad evitare il passaggio per il centro di Amsterdam e ci dirigiamo verso una zona tutta canali e laghetti. Anche qui lungo le rive dei moltissimi canali ci colpiscono gli oblò fioriti delle case galleggianti, che a noi veneziani fanno tanta allegria e molto romanticismo, anche se poi viene subito da pensare all’artrosi. Loesdrecht è situata sulle rive dell’omonimo lago, sede di attività sportive marittime come la vela, lo sci nautico, il canottaggio.
La giornata è iniziata sotto i peggiori auspici (pioggia battente e freddo), ma dopo si è ripresa e il morale è alle stelle. Del resto anche questi piccoli inconvenienti sono belli da superare e dopo, quando si è asciutti e rifocillati, tutto sembra più bello. Ecco, forse l’unico neo di questa vacanza è l’aspetto culinario, cui noi giustamente diamo una certa importanza: qui in Olanda è un semi-disastro con patatine fritte, maionese, salmone, mitili e poco altro. Dopo 15 giorni di questa solfa non se ne può più. Quello che ci salva è la cucina “etnica”: qualche volta ci siamo sorpresi al tavolo di ristoranti greci o indonesiani per far provare alle nostre papille qualche ebbrezza assolutamente preclusa dalla monotona cucina olandese.
6a tappa Loesdrecht – Otterlo = km. 75
venerdì 11 agosto
Oggi attraversiamo molti parchi e zone verdi per dirigerci ad Otterlo, imprescindibile punto fisso del nostro viaggio per due validissimi motivi: la straordinaria riserva naturale “De Hoge Veluwe” con le sue centinaia di chilometri di piste ciclabili interdette alle macchine, in mezzo agli animali, e il Museo Kroller Müller, situato all’interno della riserva. Si tratta di un riuscitissimo tentativo di mettere assieme arte antica, architettura moderna e la natura: le ali del museo sono modernissime e costruite da architetti d’avanguardia, le opere custodite al suo interno sono di una bellezza mozzafiato e, grazie alle enormi vetrate che si affacciano sul bosco, si inseriscono con estrema naturalezza nel verde circostante. Tutto questo lo avevamo già ammirato nel nostro precedente viaggio ma volevamo assolutamente che Fausto se lo gustasse e perciò quando abbiamo progettato questo secondo viaggio ciclistico in Olanda, abbiamo messo come unico punto fermo Otterlo e il suo il Museo Kroller Müller.
Da consigliare.
7a tappa Otterlo – Groesbeek = km. 56
sabato 12 agosto
Dopo la visita al museo con i suoi capolavori d’arte fiamminga, e non solo, ci dirigiamo verso sud, oltre Arnhem e Nijmegen. Qui troviamo un’Olanda leggermente diversa da quella che avevamo scoperto nel nostro primo viaggio di 15 anni prima, che si era articolato molto più a nord, nella Frisia e anche nelle sue isole settentrionali. In questa zona ci sono molto meno mulini, più salite (sembra incredibile nella terra in cui normalmente la “cima Coppi” è un cavalcavia), leggere ondulazioni, e manca il mare, che a nord è presente in tutte le forme. Oggi ci fermiamo a Groesbeek, le cui morbide collinette che non superano i 200 metri di altitudine sembrano giustificare nella popolazione locale un abbigliamento tipico da montanari, con scarponi e pantaloni alla zuava. Abbastanza paradossale.
Il paesino è grazioso ma soprattutto scopriamo che proprio di fronte al nostro alberghetto c’è un campeggio con piscina. Subito ci catapultiamo a ristorare le nostre membra, sempre esposte all’aria, al sole (quando fa capolino) e alla polvere delle strade. Fausto è entusiasta e si getta, lui che certamente non è uno spericolato, lungo un taboga che termina all’interno della piscina stessa. È un piacere vederlo ed è un piacere pure per noi concedersi un meritato relax in acqua o distesi sulle sdraio. Ogni tanto, in mezzo a tanta quotidiana attività fisica, concedersi un po’ di tregua dà molta soddisfazione.
8a tappa Groesbeek – Vlijmen = km. 77
lunedì 14 agosto
Il posto ci è talmente piaciuto che decidiamo su due piedi di fermarci un giorno in più, in modo tale da concedere a Fausto ancora qualche ora di divertimento su e giù per il taboga. La mattina della domenica però la dedichiamo alla visita del vicino “Museo Africano” dove alle sale espositive, molto interessanti, si alternano spettacolari ricostruzioni all’aperto di interi villaggi delle varie tribù africane e soprattutto stage di “costruzione di giocattoli poveri” o di “scultura su legno” che ha avvinto tutti i presenti, grandi o piccini che fossero. La mattinata si è conclusa con uno spettacolo di danze e canti africani. Tutto da imparare per i direttori dei nostri musei.
Il lunedì, dopo gli ozi del giorno precedente, si ritorna verso Nimega, e poi si punta decisamente verso la regione del Brabante, in direzione Sud ovest, per tornare lentamente a Bruges e recuperare la macchina, da oltre 10 giorni parcheggiata nelle vie della cittadina fiamminga.
Ogni tanto pedalando vediamo degli strani “siluri” che altro non sono che biciclette da pedalare semi sdraiati, con le gambe più alte della testa e il manubrio all’altezza quasi dell’asfalto. A prima vista sembrano poco sicure e poco pratiche ma forse mi sbaglio. Poi si sa che noi ciclisti siamo molto tradizionalisti e quando ci affezioniamo a un qualcosa (un modello di telaio, un tipo di pedali, a volte una maglietta) è difficile farci cambiare idea.
Continuiamo il nostro percorso, ovunque ci sono stradine riservate a noi ciclisti e ci siamo talmente abituati all’idea che quasi ci sembra impossibile che la realtà sia tutt’altra. Chissà quando ritorneremo in Italia che trauma!!!
Fausto comunque è felice, in questi giorni se l’è proprio passata tanto che, tra lo stupore generale (cioè mio e di Tiziana) oggi ha affermato che il prossimo anno, e quindi il prossimo viaggio, vuole una bicicletta tutta per lui. Apriti cielo, musica per le nostre orecchie! In quatto e quattro otto gli abbiamo organizzato il regalo per Natale con tanto di scelta di colore del telaio, sempre che Babbo Natale non sia daltonico. Questa promessa emancipazione, se realmente avverrà ma non abbiamo alcun motivo per non crederci, avrà un positivo effetto di ricaduta su tutta la famiglia: Fausto pedalerà da solo, io sarò quindi libero dal suo dolce peso e potrò dedicarmi al trasporto di tutti i bagagli, Tiziana non avrà più sul portapacchi quella palla di piombo. E di conseguenza non avrà più nessuna scusa per cercare di abbreviare le tappe…
Nel nostro avvicinamento a Bruges oggi ci fermiamo in un piccolissimo paese, pur dotato di accogliente ristorante greco, che ci offre un accogliente bed & brekfast, anzi una vera e propria azienda agrituristica. L’ambiente è talmente simpatico e famigliare che decidiamo di fermarci un giorno in più. In pratica questa scelta fa sì che il nostro viaggio in bici finisca qui: il giorno dopo Tiziana copre in treno i 150 chilometri che la separano da Bruges, recupera la macchina e torna presso l’azienda agricola che ci ospita. Il giorno successivo, smontate le bici che ci hanno anche quest’anno accompagnato senza mai tradirci (nemmeno una foratura), ripartiamo in auto alla volta dell’Italia.
Concludendo
È stato una viaggio abbastanza breve ma intenso che ci ha visto impegnati 12 giorni con 8 tappe, per un totale di 537 chilometri. Se penso che 15 anni prima avevamo percorso oltre 1000 chilometri in soli 16 giorni mi viene da pensare agli anni che passano, ma poi in realtà penso all’esperienza straordinaria che abbiamo vissuto tutti noi, soprattutto Fausto. Con i bimbi si può e si deve viaggiare, e soprattutto si deve farlo nel modo che è più in sintonia con il nostro modo di essere. Certo bisogna anche adeguarsi alle loro esigenze e percorrere 60/70 chilometri al giorno è assolutamente. Di più effettivamente può diventare più pesante per i piccoli. Distanze più impegnative sono da lasciare a chi non ha figli al seguito, o meglio, a chi ha figli più grandi e dovrà probabilmente succhiare le loro ruote.
Chissà quando toccherà il nostro turno.
Speriamo presto, ma dopo tanti altri bei giri per l’Italia e per l’Europa.
P.S.: Babbo Natale ha portato una splendida bici senza rotelline a Fausto e lui scorrazza ogni giorno per le vie della città, almeno finché i vigili glielo consentiranno.